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Lunedì 20/05 alle ore 20:30 presso il Ricreatorio Parrocchiale di Cormons si terrà la riunione del Consiglio Parrocchiale della nostra Unità Pastorale --- Mercoledì 22/05 festa liturgica di Santa Rita, ore 18:00 nella chiesa di San Leopoldo verrà pregato il Santo Rosario e a seguire Santa Messa Solenne --- Venerdì 24/05 alle ore 18:30 davanti al sagrato di Rosa Mistica si terra la Lucciolata benefica a sostegno dell'associazione "La via di Natale" ---

sorgenteQuante volte di fronte al mistero della morte e della sofferenza, le parole di Marta diventano le nostre!  «Signore, se tu fossi stato qui… »

Lazzaro si ammala e muore, e Gesù non c’è. Così succede anche a noi, a volte, davanti alla malattia e alla morte di una persona che amiamo: abbiamo la percezione che Gesù sia distante. Ma la morte e la sofferenza non sono le ultime parole dell’esistenza, ne di Lazzaro ne della nostra. Oggi Cristo ci ripete di non temere e ci dice che Lui è la Risurrezione e la Vita; chi crede in Lui, anche se muore, vivrà e chiunque vive e crede in Lui, non morrà in eterno.

Ci colpiscono le lacrime di Gesù fuori dal sepolcro di Lazzaro: quel pianto ci sconcerta, ci scuote, ci smuove. Dio sa cos’è il dolore. Fra poche ore andrà fino in fondo, portando su di sé tutto il dolore del mondo. Dio e il dolore si incontrano. Non è bastato che Dio diventasse uomo per condividere con noi la vita: soffre con l’uomo, per redimere ogni pena.

Che cosa vuol dirci l’evangelista attraverso il segno della Risurrezione di Lazzaro? Il gesto di Gesù è, in maniera inequivocabile, un gesto di potere sulla morte. Il Messia, il Figlio di Dio, è più forte della morte e dunque non sarà questa a dire l’ultima parola.

Il grido di Gesù «Lazzaro, vieni fuori!» lo chiama fuori dal sepolcro. Il brano di Lazzaro deve essere visto alla luce della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. L’autore del quarto Vangelo ci dice, quindi, che Gesù non sopprime la morte, ma – proprio passando attraverso la morte – ci salva con la sua risurrezione.

«Chi crede in me, anche se muore, vivrà; chi dunque vive e crede in me, non morirà in eterno». Gesù non dice «non morirà», ma «non morirà in eterno»: il che fa ritenere che l’uomo deve morire, ma che, in Gesù, non sarà abbandonato a se stesso. Gesù stesso conoscerà l’oscurità della morte prima di entrare nella risurrezione. La nostra Fede nella risurrezione, dunque, non nega la morte, ma afferma che la morte è stata vinta e non ha l’ultima parola sulla nostra esistenza.

Con il Vangelo di oggi, noi viviamo l’ultima tappa del percorso predisposto per questa Quaresima. Al pozzo di Sicar, insieme alla Samaritana, abbiamo scoperto che Gesù è l’acqua viva: solo lui può spegnere la sete profonda che prova ognuno di noi e farci abitare da una sorgente che zampilla per la vita eterna.

Alla piscina di Sìloe, insieme al cieco nato, Gesù si è rivelato come la luce del mondo, colui che illumina la nostra esistenza e la strappa per sempre alle tenebre del disorientamento, alle forze del male.

Oggi, nel villaggio di Betania, in prossimità della tomba di Lazzaro, Gesù si è manifestato come la risurrezione alla vita, l’unico capace di contrastare il potere della morte, che molti considerano ineluttabile.

Queste tre tappe, scandite ognuna da un racconto, ci permettono di comprendere il nostro Battesimo e la vita nuova che ci è stata regalata; tre tappe che ci rinviano alla nostra esistenza odierna ed aprono una serie di interrogativi su ciò che veramente dà senso alla vita, su ciò che conta veramente ai nostri occhi.

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Stillate, cieli, dall’alto, le nubi facciano piovere il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore. (Cf. Is 45,8)

Gianfranco Ravasi, Cardinale

Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni delle Filippine, colpite da un forte tifone che ha provocato molti morti e distrutto tante abitazioni. Che il Santo Niño porti consolazione e speranza alle famiglie più colpite. #PreghiamoInsieme.

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